Già. Perché quello attraverso il lutto è un vero e proprio viaggio.

Non un viaggio di quelli belli che tutti desideriamo fare ma un affondo pietoso attraverso l’inferno del lutto, dal quale purtroppo non tutti riescono a tornare.

Io ho perso il mio compagno, all’improvviso, per un arresto cardiaco una sera di fine maggio del 2021. Ad oggi è un anno e quattro mesi, e non c’è stato giorno che il dolore mi abbia dato tregua. Un dolore atroce, un vuoto cosmico che mi avvolge, mi stritola e mi consuma, giorno dopo giorno. Una perdita così repentina e inaspettata la definiscono lutto traumatico; è una mannaia che ti taglia in due senza preavviso, non si ha avuto il tempo di metabolizzare la morte, ingoiarla e digerirla anche se è più probabile che, in ogni caso, ti resterà sullo stomaco per sempre. Giorgio è morto con la mia mano serrata nella sua, mentre lo pregavo di darmi la possibilità di chiamare un’ambulanza. Ma lui non voleva, me l’aveva detto proprio quella mattina, neanche fosse un’oscura premonizione. Cosa che ha generato in me uno schiacciante senso di colpa che non riesco ancora a soffocare.

Il tempo non guarisce

Il concetto che il tempo guarisce è una cazzata: il tempo non fa altro che dilatare la rabbia e aumentare la consapevolezza della solitudine. Giorgio balza costantemente nei miei pensieri, anche quando sto facendo qualcosa che con lui o noi non c’entra nulla. Lo sento mentre scrivo e sono concentrata sul concetto che vorrei trasferire nelle parole, mentre suono la batteria e sono concentrata sul ritmo che cerco di non sbagliare, mentre cucino, leggo, faccio la doccia o passeggio. Quindi, dottore, che si può fare per quelle pugnalate che spesso mi fanno gemere di dolore? C’è un modo perché facciano meno male? Possiamo trasformare una lama in una carezza, dottore? L’unico rimedio è accogliere quelle pugnalate: non dobbiamo irrigidire i muscoli altrimenti il dolore sarà più forte.

Sii come acqua

Uno dei 4 Principi di Strategia appresi durante il mio percorso di arti marziali dice “se l’avversario è forte, cedi”. Mentre due dei 4 Principi di Energia recitano: “liberati della tua energia” e “liberati dell’energia del tuo avversario.” Siate come acqua, diceva il nostro Sifu. L’acqua si adatta a qualsiasi percorso e non arresta la sua corsa. Mi stanno tornando molto utili le teorie del Wing Tiun Kung Fu in questo mio atroce viaggio attraverso il lutto. Come vedete sto mettendo in campo tutte le dotazioni in mio possesso per sopravvivere a questa battaglia. E quello che ho capito finora è che non c’è molto da fare se non abituarsi all’assenza, e imparare a conviverci”. Ecco cosa fa, il tempo. Io sto provando a essere acqua.

Il pressante bisogno di aiuto, la consapevolezza di non riuscire a farcela da sola e la mera disperazione mi hanno spinta a cercare aiuto nella psicoterapia. Per qualche mese mi sono affidata a uno psicoterapista che ha fatto un ottimo lavoro e mi ha dato degli strumenti per lavorare su me stessa, per rimettermi – ancora una volta in questa vita – sulla cima della piramide. Perché è lì che dovremmo stare, sempre, tutti. Un passo alla volta, mi diceva. Se guardi la cima della montagna che hai da scalare ti avvilisci, è normale. Ma se guardi davanti a te e ti concentri sul passo da fare vedrai che sembrerà meno gravoso. Non alzare lo sguardo, non ancora; guarda a terra, guarda i tuoi piedi, e fai i tuoi passi, uno alla volta, se e quando ti sentirai pronta a farli. Lascia stare chi ti pressa e ti dice che devi fare, devi dire… Tu non devi o fare niente che non ti senta pronta a fare o dire. Solo tu sai cosa stai provando, l’intensità del tuo dolore è solo tuo, nessuno può sostituirsi a te e darti consigli perché non sa.

Mai cosa fu tanto vera. Sento ancora oggi la furia che mi assale quando qualcuno tenta di forzarmi a fare cose perché così, nella sua utopistica fantasia, mi distraggo… Non ha la più pallida idea di cosa significhi non essere mai abbandonata da un pensiero doloroso, cercare costantemente di scavarmi un varco che mi consenta di respirare… Le persone, molte persone, dovrebbero imparare a tacere quando non sanno di cosa stanno parlando; credono di essere d’aiuto ma generano solo altro disagio, altra rabbia, altro dolore.

Poi ho scelto di fare una cosa che avevo intenzione di fare ben prima di conoscere Giorgio ma che ho dovuto accantonare per altri motivi: seguire un percorso di counseling. Ho sempre avuto passione per il mondo della psicologia, e chi ha letto anche uno solo dei miei romanzi lo sa. Ho scelto un’ottima scuola di Counseling Esistenziale che mi sta aiutando tantissimo a capire e a capirmi. Spero vivamente che un giorno possa diventare una vera attività di aiuto proprio nel campo dell’elaborazione del lutto, intanto ci sto mettendo tutto l’impegno possibile per portarlo a termine con i migliori risultati.

Camminiamo insieme

Infine, ho deciso di condividere questo percorso con voi nella speranza di poter essere d’aiuto a qualcuno che si è perso come me a ritrovare la strada verso la luce. Non che io l’abbia trovata, intendiamoci, ma ci sto provando. E come, ve lo racconterò. I momenti di sconforto, le strategie attuate per alleggerire ogni passo. Ve lo racconterò. Perché parlarne fa tanto bene ma non è scontato che ci sia qualcuno disposto ad ascoltarci.

Ho in mente una sorta di web-diario; le cadute, le sconfitte, i pensieri, gli stratagemmi per cercare di non spegnermi. Giorgio non vorrebbe che mi spegnessi, lui amava il mio sorriso che, secondo lui “illumina il mondo” e allora ci provo. E se la mia esperienza può essere conforto e un barlume di speranza per qualcun altro, allora anche la sua morte non sarà poi così vana. Perciò ci provo.

Se vorrete seguirmi io ci sarò, comunque. Perché fa bene a me per prima, credere di poter essere utile. Bussate e vi sarà aperto, diceva qualcuno in cui faccio fatica a credere; beh, la mia porta è questa. È fatta di parole e di racconti. Niente consigli, solo spunti di riflessione.

Benvenuti nelle pagine del mio diario di viaggio attraverso il lutto, dunque. Su questa strada di lava e pietre qui e là spuntano dei fiori. Raccoglieteli pure, ne rispunteranno. Tanto l’amore si moltiplica all’infinito.

Simonetta

Scrittrice, counselor, giornalista, motociclista, batterista e svariati altri “ista”. Ama i gatti e Stephen King ma lui non lo sa.